Culto di San Mamete – Culto

Primo centro del culto di Mamete fu Cesarea di Cappadocia, dove la sua festa sembra essere stata, al tempo di san Basilio (m. 379), la festa principale. Sulla tomba del martire era sorto un santuario, meta di ininterrotti pellegrinaggi, richiamati dalla fama taumaturgica del santo. Il santuario, informa Sozomeno (Hist. Eccl., V, 2, 12; cf. Teodoreto, Hist. Eccl., III, 2), verso il 345, fu visitato dai due giovani nipoti di Costantino, i fratelli Gallo e Giuliano (l’Apostata), allora relegati a Macellum, i quali vi eressero una splendida basilica, gareggiando in magnificenza: miracolosamente i lavori del settore di Giuliano procedettero con estrema difficoltà, come se una forza misteriosa respingesse la insincera devozione del futuro apostata. L’episodio è confermato da Gregorio di Nazianzo (nella Oratio IV, adversus Iulianum, capp. XXV-XXVII, in PG, XXXV, coll. 551-55) che si appella a testimoni ancora vivi al suo tempo. Recenti scavi hanno individuato la basilica e la tomba del santo.
Nella passio a forma di enciclica i tre sedicenti vescovi riferiscono la data di dedicazione della basilica, il 20 dicembre: “Basilica autem Sancto Mamas martyri fabricata est XIII Kal. Jan.” (Anal. Boll., LVIII, p. 141).
Non si sa però se la testimonianza si riferisce alla basilica dei due principi o al santuario preesistente. A Cesarea la festa principale di Mamete si celebrava il 1° settembre, primo giorno dell’anno nuovo; essa, come si apprende dalla Vita di san Daniele Stilita, era preceduta da una solenne vigilia: “vespere ergo festum a piis praeparatur et tota nocte agitur vigilia…” (in Acta SS., p. 428). Una seconda festa, affollatissima, si teneva nella domenica in albis, detta dai Greci nova dominica.
Altro centro di culto fu Mamasos, pure in Cappadocia, dove, secondo Niceta Serronio (PG, CXXVII, col. 1411), san Gregorio Nazianzeno recitò la ricordata omelia in novam dominicam.
Oggi Mamasos è un villaggio con i resti imponenti di due grandiose costruzioni: una basilica paleocristiana a pianta centrale, quella verosimilmente in cui san Gregorio pronunziò l’omelia, e poi una costruzione a piloni che potrebbe essere stata una chiesa profondamente rimaneggiata. In questa vengono mostrate le reliquie (due femori troppo differenti per essere di una sola persona) di un santone musulmano di nome Chamas o Mamas. Questo sant’uomo, secondo la leggenda tuttora circolante sul posto, sarebbe stato un cristiano passato in segreto all’islamismo. N. e M. Thierry credono che vi si debba vedere il ricordo lontano e deformato del nostro santo (cf. Nouvelles Églises rupestres de Cappadoce, Parigi 1963, p. 27).
Successivamente il culto di Mamete si impianta a Costantinopoli (Synax. Costantinop., coll. 7, 818), dove fu eretta al santo una basilica , probabilmente già sotto il regno di Leone I (m. 474). Un’altra ne viene indicata, presso l’ippodromo di S. Mama. Una terza chiesa sembra pure probabile nel luogo detto dal popolo Aymama (= ). Inoltre al santo era intitolato un celebre monastero costantinopolitano (cf. R. Janin, La Géographie ecclésiastique de l’Empire byzantin, I, 3, Parigi 1953, pp. 325-31; J. Pargoire, Les Saints Mamas de Costantinople, in Bulletin de l’Institut Archéologique russe de Costantinople, IX, Sofia 1904, pp. 261-316), monastero dal quale fu asportato dai Latini, nel 1204, il capo del santo, finito poi a Langres. Il culto si diffuse quindi a Cipro, in Grecia e in Occidente specialmente in seguito a traslazioni di reliquie. In Italia Mamete è assai venerato in Toscana e nel Veneto, dove gli sono dedicate chiese e cappelle. A Roma, secondo il Baronio (Notae in Martyr. Rom., ed. Roma 1630, pp. 403-404) esisteva una chiesa intitolata a Mamete nella quale san Gregorio Magno tenne l’omelia XXXV in Evangelium nel dies natalis del martire, notizia ripetuta da B. Piazza (Emerologio sagro di Roma cristiana, II, Roma 1690, pp. 175-76). Il Pinius però (in Acta SS., p. 431) crede che la chiesa fosse dedicata non a Mamete ma a san Menna, come portano le migliori edizioni delle omelie di san Gregorio.
L’Armellini e il Cecchelli (Le Chiese di Roma, pp. 1149-50, 1338) confermano la critica del Pinius, negando senz’altro l’esistenza in Roma di una chiesa dedicata a Mamete e precisando che la chiesa in questione, che sorgeva sulla via Ostiense presso S. Paolo, era veramente dedicata a san Menna. Del resto il nome di Mamete non ricorre mai nel Liber Pontificalis e nemmeno nel Liber Censuum.
C’era in Roma una chiesa di S. Mamiato (Armellini-Cecchelli, op. cit., pp. 1150, 1338), ma si trattava del martire Mandalo, Mannato o Mandato, segnalato sulla via Aurelia.

Centro del culto di Mamete in Occidente fu ed è la cattedrale di Langres. Dedicata in origine a san Giovanni Evangelista, alla fine del sec. VIII fu intitolata a Mamete, molto probabilmente per la traslazione di qualche reliquia avvenuta già allora. Il successivo arrivo di reliquie insigni non fece che radicare e sviluppare il culto del santo.

Nel Maine la città di Mamers (Sarthe) ha preso il nome da Mamete e così nella Haute-Saône il villaggio di Fresne-St-Mamès. Anche in Italia esistono due località che portano rispettivamente il nome di S. Mamante, presso Cesena (Forlì), e S. Mamette o Mamete, in Valsolda (Como). Anche in Spagna e Portogallo il nome di Mamete è entrato nella toponomastica. In Occidente, poi, Mamete è stato eletto patrono delle nutrici a causa del suo nome e anche perché le bestie selvagge lo nutrirono del loro latte. Lo si invocava inoltre contro le coliche, le enteriti, avendo avuto, secondo una recensione della passio, il ventre squarciato da un colpo di tridente. In Oriente, invece, è soprattutto invocato come protettore del bestiame.
A conclusione di questa nota sulla diffusione del culto di Mamete è da rilevare che in Acta SS. Augusti, pp. 717-19, al 19 agosto è recensito un Magno, martire di Cesarea di Cappadocia, i cui Atti sono un evidente plagio di quelli di Mamete. Più che probabilmente siamo di fronte a uno sdoppiamento del grande martire cappadoce.
Il nome di Mamete è entrato prestissimo anche in quasi tutti i calendari e libri liturgici d’Oriente e d’Occidente. Nei sinassari bizantini egli figura al 2 settembre e al 13 luglio (Synax. Costantinop., coll. 5-7, 818). Pure al 2 settembre si trova nel Calendario marmoreo di Napoli del sec. IX (cf. Anal. Boll., LVIII [1939], p. 33) e nell’Annus Ecclesiasticus graeco-slavicus (di G. Martinov, Bruxelles 1863, pp. 215-16). Nel Calendario Palestino-georgiano del Sinaiticus 34, del sec. X, Mamete è celebrato al 2 settembre, al 21 giugno, al 14 luglio e al 2 ottobre (Garitte, p. 320). In parecchi calendari siriaci mss., Mamete è iscritto al 3 maggio (Nilles, Kal., II, p. 415) mentre in altri, al 29 maggio, 10 agosto, 2 e 3 settembre, 1 novembre (F. Nau, Un Martyrologe et douze Ménologes syriaques, in PO, X, pp. 41, 84, 85, 108, 124, ecc.). Presso gli armeni è festeggiato al 2 settembre (Nilles, p. 602, e G. Bayan, Le Synaxaire arménien de Ter Israel, in PO, V [mese di navasard = settembre], pp. 475-81); presso i Copti al 2 settembre (cf. M. De Fenoyl, Le santoral copte, Beiruth 1960, p. 62, e F. Nau, Les Ménologes des Évangéliaires coptes-arabes, in PO, X, p. 187) e al 14 settembre (Nilles, p. 706); nel Sinassario Alessandrino parimenti al 2 settembre (cf. Basset, SAJ, in PO, I, pp. 233-34; E. Tisserant, Le Calendrier d’Abou’l-Barakât, ibid., X, p. 253).
Nel Martirologio Geronimiano Mamete figura al 17 agosto sulla base della passio latina (BHL, n. 5192) e di quella enciclica (ibid., Suppl., n. 5191d). Il nome del santo vi ritorna anche al 17 luglio e al 17 ottobre, qui nella forma Memmae, ma, osserva il Delehaye, per mero errore di trascrizione: il XVI Kal. Sept. delle passiones è stato trascritto XVI Kal. Aug. o XVI Kal. Nov. Si noti poi che nel Geronimiano Mamete è detto monaco, probabilmente per il fatto che visse a lungo in solitudine (Comm. Martyr. Hieron., p. 447).
Al Martirologio Geronimiano fanno eco tutti i martirologi storici (cf. Quentin, pp. 214: Martirologio di Lione; 338: Floro; 436: Vetus Romanum; 483: Adone; e J. Dubois, Le Martyrologe d’Usuard [= Subsidia hagiographica, n. 40], Bruxelles 1965, p. 285, per Usuardo). Da questi la commemorazione è passata al Martirologio Romano (Comm. Martyr. Rom., p. 344, n. 3) con un elogio che dipende dalla passio latina e dai due cappadoci, e che trova il suo complemento nella commemorazione del 31 agosto relativa ai genitori – Teodoto e Rufina – e alla nutrice del santo – Amnia – (ibid., p. 371, n. 5). I calendari mozarabici hanno la festa di Mamete al 7 agosto (cf. Anal. Boll., LXIX [1951], p. 307; LXXXII [1964], pp. 11, 33). A Langres si celebra oltre la festa del 17 agosto quella della traslazione delle reliquie al 10 ottobre.

Benedetto Cignitti
(estratto da Bibliotheca Sanctorum, vol. VIII, coll. 602-607)

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