Fontanili e mulini nel territorio di Affori – Archeologia

A proposito di questa “arte del molinaro”, sarà opportuno riportare alcune notizie circa l’importanza che avevano i mulini che davano farina e pane agli Afforesi (e dintorni) ed i fontanili che ne permettevano l’uso.

Il territorio afforese era fertile, occupato in gran parte da boschi e piante d’alto fusto, da campi coltivati, da vigne, da piantagioni di gelso, da prati verdeggianti adibiti a pascolo.

Tutta questa ricchezza agricola ci veniva donata in gran parte dalla natura del suolo, piuttosto ondulata, e quindi dalla benefica presenza di alcuni “fontanili” che zampillavano acqua sorgiva, preziosa come oro per l’irrigazione dei terreni.

La pianura padana ha una struttura idrogeologica molto particolare, venutasi a creare in tempi remoti quando le acque di scioglimento dei ghiacciai alpini depositarono ai piedi delle montagne i materiali grossolani e trasportarono più lontano i sedimenti più leggeri e meno permeabili, come sabbie e argille. Le piogge, che cadono abbondantemente nell’alta pianura penetrano facilmente in profondità, formando falde sotterranee nelle quali l’acqua scorre secondo la naturale pendenza del terreno e giunta al punto di discontinuità, tende ad affiorare in superficie. Questo avviene lungo tutta una fascia larga dai due ai trenta chilometri, che attraversa tutta la pianura, la cosiddetta “fascia delle risorgive”. Le acque affioranti sono limpide e hanno una temperatura che si conserva abbastanza costante rispetto al ciclo stagionale. Questa proprietà peculiare garantisce alla vegetazione naturale intorno al “fontanile” una notevole continuità facendola spiccare per vitalità e freschezza anche quando, in inverno, tutto intorno è disseccato.

Solitamente, un tempo, attorno alla sorgente d’acqua, che affiorava spontanea dal terreno dando luogo al fontanile, veniva praticato uno scavo di varie dimensioni a seconda della consistenza della “polla”, e questa era detta la “testa del fontanile”.

Lo scavo produceva una specie di larga pozza che, data l’inclinazione naturale del terreno in morbido declivio in direzione Nord/Sud verso la città, faceva defluire l’acqua sorgiva, attraverso una razionale rete di canali, nei campi e nelle cascine.

Nei pressi dell’oratorio di San Mamete, la testa del fontanile di S.Mamete [Vedi Mappa del 1722 e altre mappe], già ai tempi dei Romani, zampillava con ogni probabilità, in quella zona, dove passava l’antica strada romana, facilitando lo stazionamento e l’accampamento degli eserciti e degli animali da tiro fuori dalle mura della città ai bordi della strada militare. Particolarmente ricco di fontanili fu sempre la fascia di territorio tra Novate, Villapizzone e San Mamete. Già in vari documenti di epoche diverse si fa cenno ai fontanili: Novello, Terrone, Marliano, Gera, della Misericordia, Casati e i due fontanili Canevesi, il cui casato compare tra i possessori di terreni in Affori e a Novate, accanto a Monasteri, Conventi, Ordini Religiosi. Questi due fontanili Canevesi azionavano due antichi mulini (uno dei quali in località Cascina Mulinello di Novate era attivo sino a qualche decennio fa, sulla strada per Novate).

Sia il “fontanile della Misericordia” – cosìddetto perché scorreva nei terreni di proprietà del Consorzio della Misericordia di Milano – che il “fontanile Canevesi”, erano situati nel tracciato dell’attuale via Bovisasca e nei pressi, scorreva il torrente Garbogera (la famosa Garboeugiula) [Vedi Mappa del 1677 e altre mappe].

Il giorno dopo l’Assunta, era dedicato al Santo, e si andava a messa a S.Mamete, dove per l’occasione si allestivano alcune bancarelle di peritt (pere piccole) e angurie, conservate queste ultime, nelle fresche acque della roggia Garboeugiula.

Da una mappa a colori intestata Andamento del Torrente Garbogera in Territorio di Novate, Pieve di Bollate, che porta la data del 1° marzo 1757, possiamo visualizzare questo torrente dal punto in cui nasceva dal cosiddetto fontanile Novello, sino al punto della sua confluenza nel fontanile Gera. Si ricava da questa mappa che il primo tratto di questo “cavo del Garbogera” era stato costruito allo scopo di far da scarico d’acque al fontanile Novello (che scorreva in direzione Ovest/Est) nel fontanile Gera (che scorreva in direzione Nord/Sud), infatti il torrente col nome Garbogera scorreva poi lungo l’attuale via Bovisasca, passando proprio vicino alla chiesetta di S.Mamete ed i vecchi afforesi ancora se lo ricordano con simpatia, ora invece scorre sotterraneo.

Barbara Gulizia

(da: Luigi Ripamonti, Affori: mille anni di storia, ed. speciale de “La Buona Parola”, Milano 1995; La Lombardia – Itinerari turistici, Touring Club).

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