Località del culto di San Mamete – Culto

SAN MAMANTE

È frazione di Marzeno in provincia di Ravenna. Poche case sparse, la canonica che è un tutt’uno con il santuario e un campo di calcio. Tutto questo si trova in posizione collinare, con un orizzonte circostante di casolari, vigneti, campi coltivati e torri medioevali.
Sparse sul sagrato ci sono alcune pietre squadrate ed una colonna tronca con inserita una croce, modesti avanzi di epoca romana.

CASAGLIA DI CAPRARA

La chiesa si presenta isolata a pochi chilometri dal famoso santuario della Madonna di San Luca in Bologna. Normalmente chiusa, al Santo è dedicata una cappella.

MONTECALVO

Un bel viale d’accesso collega la chiesetta ad una delle tante strade che percorrono i fianchi di questi colli non lontani da Bologna. Sorto in posizione panoramica, l’edificio sacro fiancheggia una caratteristica casa colonica. Curioso un mattone, proveniente dalla Porta Santa della Basilica di San Pietro e datato 1933: Anno Santo della Redenzione, inserito nel muro esterno della chiesa.

LOVOLETO

Il paese è rinomato per il suolo più fertile della pianura bolognese. La chiesa parrocchiale, un tempo isolata dalle abitazioni, è dedicata a San Mamante, l’interno è a una sola navata con cappelle laterali, la grande tela posta sull’altare maggiore descrive una scena della vita del Santo.

LIANO

Il bel santuario spicca, fra sparsi casolari e recenti edificazioni, su un panoramico poggio dell’appennino bolognese, nel comune di Castel S. Pietro Terme. Anche qui il santo è chiamato Mamante, come in altri luoghi della diocesi di Bologna.

VILLA DI SASSONERO

Appartenente al comune di Monterenzio. Il santuario, di antichissime origini, sorge su un terreno che delimitava un tratto della Via Flaminia. In un documento del 1105 che concerne un appezzamento di terra confinante col santuario, viene nominato un termine con “Sancti Mame”. L’edificio sacro è posto in amena posizione, su di un fianco della valle solcata dal fiume Sillaro, tra boschi, prati e coltivi tipici della collina emiliana.

MONTORIO

Nel comune di Monzuno, in provincia di Bologna. La chiesa di questa località è dedicata ai Santi Pietro e Paolo, ma nei tempi passati era pure venerato san Mamante e ne rimane il ricordo nella popolazione. Forse nella chiesa se ne è voluta lasciare una memoria, infatti sulla parete prospiciente un altare laterale è dipinta una corona regale e all’interno della stessa due rami da palme incrociati, chiari simboli cristiani del martirio sofferto a causa della fede.

MONTERUMICI

Nel comune di Monzuno. Il santuario, o per meglio dire, la cappella consiste in una porzione di villetta di vacanze, di una simpatica famiglia di Bologna. In pratica hanno ricostruito in proprio il precedente santuario, che era datato circa all’anno Mille e che fu distrutto dalle armate tedesche nella loro ritirata durante l’ultima guerra mondiale.

LIZZANO IN BELVEDERE

Nota località di villeggiatura estiva ed invernale collocata nel cuore dell’Appennino tosco-emilano, in diocesi di Bologna. La notevole chiesa parrocchiale di stile eclettico è dominata dal grande campanile e dalla cupola, edificata nel 1934 con l’intervento munifico di Mussolini.
Sommersa da una notevole vegetazione e posta accanto, sta la primitiva e spoglia chiesetta dell’anno Mille. La piccola costruzione appare molto inclinata; i muri ed il tetto di pietra interamente ricoperti di muschi e licheni.
Qui il nostro Santo era anche invocato a protezione delle messi, ed un fascio di spighe vere ne adorna la statua.

EMPOLI

L’oratorio apparteneva un tempo ad una famiglia del luogo. Quasi completamente distrutto da un bombardamento durante l’ultima guerra mondiale, fu donato alla parrocchia di Santa Maria a Ripa, tenuta dai frati francescani. Rimessa in ordine da cittadini residenti nel rione, è stata benedetta nel settembre del 1997 de S. E. Silvano Piovanelli Arcivescovo di Firenze. Da notare il grande campanile a vela.

AFFORI

Noto quartiere di Milano. La chiesetta di San Mamete si trova presso un ex cascinale a corte, che porta lo stesso nome. L’edificio sacro viene fatto risalire all’anno 1000. La festa che si celebrava un tempo il 16 di agosto era molto frequentata dai milanesi, dove il Santo era invocato come protettore delle puerpere.

CRESCENZAGO

È un quartiere periferico del Nord-Est di Milano, caratterizzato dalla presenza del naviglio Martesana. Il piccolo oratorio di San Mamete appare in fondo alla lunga via omonima, circondato da case popolari, una cascina e prati, residui testimoni di una attività di allevamento nei tempi passati. Significativo l’accostamento tra l’appellativo di questa località che ha dato il nome al noto formaggio “crescenza” e la tradizione che vuole san Mamete produttore di formaggi per sé, ma soprattutto per i poveri e i bisognosi.

CISLAGO

Nella chiesa di Santa Maria della Neve, del secolo XIII, un affresco cinquecentesco di san Mamete è stato dipinto in una delle sei grandi nicchie ai lati della navata. Questa cappella è intitolata a san Carlo Borromeo, a destra del quale è raffigurato il pastorello di Cesarea col secchiello del latte e la palma del martirio, mentre sul lato opposto compare sant’Agapito, privo tuttavia dei suoi segni distintivi. L’abbinamento dei santi Mamete e Agapito non è infrequente: ad esempio nella chiesa patronale di San Mammete di Valsolda ai lati del presbiterio due grandi affreschi del 1633 illustrano le vicende dei due martiri. Non si dimentichi peraltro che nella Collegiata di S. Stefano a Milano sono conservate reliquie di entrambi. Questa cappella potrebbe essere quella citata nel testamento di Jo. Aloisio Pagani, che lasciò nel 1556 una somma di denaro per completarla. Lo stemma di famiglia dei Pagani è il medesimo della Valsolda, donde probabilmente essi provenivano. L’affresco è stato rifatto, con ogni probabilità, sopra un precedente raffigurante Maria Santissima.

ORIGGIO

Sul pilastro destro che sorregge la volta tra la navata e il presbiterio della chiesa di S. Giorgio, del secolo XII, è collocato un affresco raffigurante san Mamete. Come si può notare dall’iconografia, anche qui il santo era invocato da mamme e nutrici per scongiurare carenze e difficoltà nel periodo dell’allattamento dei neonati.

MEDICINA

Cronache ottocentesche la chiamano “nobile, illustre” e di quel periodo è l’identificazione con l’antica Claterna, già nominata da sant’Ambrogio come una delle città distrutte dai barbari invasori dell’Impero Romano. Ora è un grosso centro ricco e industrioso. Molto frequentate le due fiere di luglio e agosto ed il mercato settimanale. La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Mamante, è di notevoli dimensioni, pur se assai modesta dal punto di vista architettonico, almeno all’esterno.

CAVAGLIO D’AGOGNA

Ad un piccolo e sparso borgo agricolo della media pianura novarese, corrisponde una chiesa monumentale. Ricca di eleganti ornati e buone pitture, ha annessa una maestosa cappella, che nei mesi invernali funziona da chiesa iemale. Nel 1200 in questo borgo fu istituita un’Opera Pia, tuttora famosa, per sollevare dal bisogno i poveri fornendo loro elemosine, medicine e doti. Qui il santo martire è chiamato Mamante.

SAN MAMETE VALSOLDA

Accogliente capoluogo della Valsolda, affacciato sul lago di Lugano. Il Santo è popolarmente chiamato “Sa Mà”. La chiesa parrocchiale oltre che a san Mamete è dedicata a sant’Agapito ed è già esistente nel XII secolo. Venne consacrata nel 1470 dall’Arcivescovo Stefano Nardini e fu ampiamente trasformata fra il XVII e il XIX secolo. La parte più antica comprende l’alto campanile romanico del XII secolo. Ai lati del presbiterio due grandi affreschi secenteschi illustrano le vicende dei santi patroni.. Dietro l’altare maggiore si conserva un interessante affresco del Quattrocento, raffigurante la Madonna in trono col bambino Gesù e san Mamete, tra le più antiche immagini del nostro santo nel nord Italia.

PLESIO – SANT’AMATE

La cappelletta, in forma di baita, di Sant’Amaa (così si nomina in dialetto locale) è posta su una sella erbosa del costone del Monte Bregagno (1621 m.), in magnifica posizione panoramica. Il nome del Santo è un’evidente dialettizzazione del nome Mama da cui deriva Mamete. Vi si celebra la S. Messa il mattino della prima domenica di agosto.

LUMINO (Canton Ticino)

È un modesto comune a nord di Bellinzona, dove un tempo erano notevoli la produzione di carbone di legna e le cave di pietra. La chiesa parrocchiale di San Mamete è ricordata per la prima volta nell’anno 1244, ed assume il titolo di parrocchia nel 1585.
Nel 1907 in quel luogo vennero rinvenute alcune tombe, fatte risalire ad un non meglio precisato “Age Chrétien primitif”.
La festa del S. Martire si tiene nei crotti locali: una tipica sagra popolare.

MEZZOVICO (Canton Ticino)

Il notevole Santuario di San Mamete appare circondato da alberi di noce e tigli. Di tipica struttura romanica, la prima segnalazione della sua esistenza lo fa risalire all’anno 1053. La strada cantonale che si snoda nei pressi è l’antica via romana che da Varese-Lugano conduceva a Bellinzona. Al centro della chiesa attuale sono visibili i resti della costruzione primitiva, con l’abside posta dietro l’altare dei santi Rocco e Sebastiano; mentre i gradini, presso l’attuale parete nord, ne segnalano il primitivo accesso. Il campanile che sorge isolato è del XII secolo. Sulla parete centrale del coro sta il grandioso affresco della Crocifissione datato alla fine del 1500, attribuito alla scuola di Bernardino Luini.

All’esterno di questo santuario Mario Soldati ha ambientato il racconto San Mamete

SAN MAMETE DI MESE (Sondrio)

Il santuario venne edificato all’inizio del secolo XI. Nel 1557 venne occupato dalla popolazione locale passata dal cattolicasimo alla fede protestante, e ne divenne il caposaldo del movimento riformista in Valtellina. Solo nel 1662 ritornò definitivamente nell’ambito della Chiesa Cattolica.
L’anno 1888, una disastrosa alluvione precipitata dal monte Spluga stravolse il corso del fiume Liro e si abbatté rovinosamente sulla bella chiesa di San Mamete. Ne uscì indenne solo il possente campanile. Nel settembre del 1927 un’altra furiosa inondazione demolì per sempre quel solitario testimone che dominava la confinata prateria di Mese. Per ricordare quel luogo sacro, fu eretta una colonna, sormontata dalla cimasa dell’antico campanile; la si incontra presso il ponte S. Mamete, sulla strada provinciale che conduce a Chiavenna.
Un’ulteriore memoria è l’immagine in rilievi che riproduce la statua del nostro san Mamette incisa su una delle campane della chiesa parrocchiale di Mese.

CASTION

Paese confinante con la città di Belluno. Il santuario di San Mamante è appena fuori dal paese, presso la strada che conduce alla stazione sciistica del Nevegal (1611 m.). La chiesa vanta il campanile più antico fra tutti quelli della diocesi di Belluno. In occasione della festa del Santo martire, che è motivo di ritrovo per i numerosi emigranti locali, dalla parrocchiale viene recata nel santuario una pala d’altare con la sua immagine. Nei pressi c’è una fonte, la cui acqua era molto ricercata dalle donne in stato di gravidanza e dopo il parto nel periodo dell’allattamento.

MONTE TROODOS (Isola di Cipro)

San Mamas che doma il leone. Affresco di scuola italo-bizantina del 1494, nella chiesa greco-ortodossa di Santa Croce della Santa Sorgente.

SAO MAMEDE

Località abbandonata e in rovina nel sud del Portogallo, presso la cittadina di Grândola. Situata su un altipiano punteggiato da qualche rara “quinta”, ossia fattoria, ove si coltivano querce da sugheri e alberi da cui si ricava la gomma arabica. Anche la chiesa di San Mamette ha subìto la stessa sorte del villaggio.

Didascalie di Santino Galli, Oltrona San Mamette

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